Scoliosi

Quanti di voi si sono fatti almeno una volta questa domanda? Quanti di voi hanno ottenuto dal vostro chiropratico o osteopata di fiducia una risposta esauriente?

 

Con questo mio articolo vorrei finalmente sfatare questo mito e dare un po’ di chiarezza all’argomento perché ancora oggi ci sono tante incertezze su questa cosa e sarebbe bello riunire tutti sotto una stessa idea.

Metto subito le mani avanti nel dire che questo non è un articolo denigratorio nei confronti di una professione piuttosto che un’altra, ma un tentativo di evidenziare le potenzialità di entrambe le professioni e far capire a tutti che le due cose sono complementari.

Per capire bene le principali differenze tra chiropratica e osteopatia bisogna fare un passo in dietro e guardare con un’ottica più ampia cosa fanno e cosa non fanno i chiropratici e gli osteopati.

Personalmente, quando mi viene posta questa domanda, sorridendo dico che entrambi andiamo da un punto A ad un punto B però passando per strade diverse e la linea di demarcazione tra le due professioni è molto sottile.

Come in tutte le professioni del mondo ci sono diversi modi di lavorare e se state leggendo questo articolo probabilmente siete già pazienti di un chiropratico o di un osteopata; all’interno delle due professioni ci sono comunque delle differenze: c’è chi è più strutturale e chi è più funzionale, c’è chi fa degli aggiustamenti vertebrali in un modo, c’è chi li fa in un altro e addirittura chi non li fa proprio ma sceglie di agire sul sistema nervoso in altre maniere; per quanto riguarda gli osteopati c’è chi fa più manovre viscerali, chi fa più manovre craniali e chi fa più manipolazioni vertebrali.

Partiamo da un punto di vista puramente burocratico legislativo: in Italia la professione chiropratica è stata riconosciuta come una professione sanitaria di grado primario (LEGGE FINANZIARIA 2008 ARTICOLO 2, COMMA 355) quindi a tutti gli effetti il riconoscimento c’è, ci sono regioni che hanno convenzioni e altre che non le hanno ma purtroppo non c’è ancora una corso di studi universitario; il primo progetto ufficiale dovrebbe partire nel Settembre 2018 a Roma, gestito dalla LIFE Unversity e dall’Associazione Italiana Chiropratici (fino ad allora per diventare chiropratico bisognerà frequentare 5/6 anni di università all’estero per poi tornare in Italia a lavorare).

Per quanto riguarda la figura dell’osteopata invece in Italia ci sono delle scuole private che rilasciano un titolo di studio che purtroppo ancora oggi non ha valore legale, perché questo riconoscimento dal punto di vista burocratico legale ancora non c’è, quindi è come dire che la professione osteopatica in Italia non esiste, però questo discorso è valido solo per l’Italia perché per esempio in Svizzera o in Inghilterra gli osteopati, legalmente parlando, hanno lo stesso riconoscimento legale dei chiropratici.

Un’altra fondamentale differenza è il modo in cui si ottiene la laurea: per diventare chiropratico c’è una strada sola, inscriversi a uno dei tanti college di chiropratica riconosciuti dal C.C.E. (Council of Chiropractic Education) e fare un minimo di 5 anni a tempo pieno (oltre 5300 ore di studio frontale) per arrivare al conseguimento della laurea che offre il titolo di Doctor of Chiropractic, (D.C. o equivalente).

Questo è l’unico modo di diventare chiropratici: tutti gli altri fantomatici corsi che sono esistiti nel corso degli anni in Italia ed Europa, se non riconosciuti ed accreditati dal C.C.E. non hanno assolutamente nessun valore. (se siete già pazienti o volete diventarlo assicuratevi che chi vi sta mettendo le mani addosso abbia conseguito una laurea in uno dei college riconosciuti altrimenti non è un chiropratico).

Per diventare osteopata in Italia invece i modi sono diversi: il primo (quello più simile alla chiropratica) è quello di iscriversi in uno dei pochi college di osteopatia che offrono un corso completo sul modello di quello inglese e seguire un corso di studi della durata di 5 anni a tempo pieno, l’altro è quello così detto a tempo parziale dove i modi possono essere diversi:in alcuni si seguono le lezioni un weekend al mese per 3 anni, altri offrono corsi di studi 3 giorni alla settimana su tre anni di studi, altri ancora corsi serali più alcuni week end per 3 – 4 anni.

Purtroppo questa differenza di piano di studi causa non poche difficoltà anche all’interno della professione osteopatica stessa: infatti sono molto differenti sia la preparazione sia il modo di lavorare degli osteopati. (inoltre esiste ambiguità sul titolo rilasciato: in Inghilterra si consegue il Doctor of Osteopathy D.O., mentre in Italia si specula sul rilasciare un D.O, diploma di osteopatia).

Altra discriminante sul modo di lavorare degli osteopati in Italia è rappresentato dal fatto che molti osteopati hanno precedentemente conseguito un diploma di laurea in fisioterapia, massoterapia o scienze motorie (la vecchia ISEF) per poi decidere di andare avanti con l’osteopatia e questo, essendo molti esami stati accreditati dalle varie scuole, porta ad ulteriori riduzioni del tempo di studi del curriculum dell’osteopata.

Questo differente modo di arrivare alla laurea chiropratica e al diploma di osteopatia è una delle principali cause per le quali in Italia ci sono più di 8000 osteopati mentre i chiropratici sono meno di 300 e questo è successo tutto negli ultimi 15 anni.

Tutto questo sul piano burocratico, legale e universitario ma la questione rimane: che differenza c’è tra il chiropratico e l’osteopata?

Dobbiamo tornare indietro nel tempo, alla fine del 1800, più precisamente 1890 per l’osteopatia con il dottor Still e 1895 per la chiropratica con il dottor Palmer.

La professione medica dell’epoca, soprattutto negli Stati Uniti allora, non era assolutamente avanzata come in Europa, basta ricordarsi il periodo storico e per noi italiani è molto facile: chi non ha letto le storie di Tex Willer, della corsa all’oro, della conquista del West? Giusto, siamo in quell’epoca dove, al di fuori delle grandi città, la salute nei paesini dove non esisteva il dottore che era arrivato dalle città viaggiava sui carri trainati dai muli ed era amministrata dal barbiere del paese o dai venditori ambulanti che promettevano miracoli.

Bene in questo contesto storico nascono sia la chiropratica che l’osteopatia e Still e Palmer, che si conoscevano bene e si frequentavano spesso, sulla base di testi di medicina naturale e manipolazioni che arrivavano dall’Inghilterra elaborano le due teorie delle future professioni con una differenza fondamentale.

Still e l’osteopatia sostenevano che una difficoltà di circolazione del sangue nel corpo fosse all’origine dei problemi di salute del corpo.

Palmer e la chiropratica hanno messo invece la causa del problema sul un blocco della circolazione del messaggio nervoso e sui nervi schiacciati dalle vertebre (la famosa sublussazione).

Questa “diatriba filosofica” ha accompagnato tutta la storia dello sviluppo di queste due professioni parallele, simili ma filosoficamente differenti.

L’altra grande differenza che ha caratterizzato l’attuale situazione Europea e Italiana è la seguente: durante la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti si trovarono a corto di medici da mandare al fronte e per fronteggiare questa penuria proposero alle due professioni più “mediche” il pieno riconoscimento della professione nel caso avessero accettato di fornire professionisti che andassero a fare i medici al fronte.

L’osteopatia accettò, la chiropratica no!

Risultato fu che le scuole di osteopatia cominciarono a sfornare osteopati che a tutti gli effetti erano medici e potevano prescrivere farmaci con la conseguente perdita di manualità e identità… risultato fu che l’osteopatia negli Stati uniti era praticamente sparita mentre la chiropratica, che aveva mantenuto la propria indipendenza ed identità, continuò a prosperare.

Questo ha determinato la nascita, per la chiropratica, di organismi molto severi su cosa insegnare (C.C.E.) uniformemente in tutte le università mondiali mentre questi standard non esistono per l’osteopatia e da qui la situazione italiana; per aprire un’università di chiropratica in Italia bisogna rispettare gli standard mondiali mentre non è questo il caso delle scuole osteopatiche che sono nate senza rispettare nessun criterio comune.

Vorrei concludere dicendo che non c’è una professione che è meglio dell’altra ma ci sono solo tecniche che per i pazienti funzionano meglio di altre.

Vi lascio con una piccola considerazione che spero vi farà sorridere: io sono chiropratico laureato presso l’Anglo Europran College of Chiropractic (Bournemouth, Inghilterra) e mia moglie è osteopata laureata presso la British school of Osteopathy (Londra, Inghilterra) e ci mettiamo le mani addosso a vicenda e il mal di schiena non sappiamo neanche cosa sia.

 

Joseph Luraschi D.C.

UNA COMUNE CAUSA DEL MAL DI SCHIENA

Il mal di schiena è un problema molto comune. Che sia di origine traumatica o non traumatica, che sia acuto o cronico, che abbia riferimento nelle gambe o solo nella fascia dorsale/lombare, le origini possono essere molteplici e non sempre facili da individuare. Il mal di schiena può essere acuto, se dura cioè da meno di tre mesi, o cronico se la sua durata va oltre.

Una delle cause più frequenti del mal di schiena cronico è la cosiddetta sindrome delle faccette articolari.

mal di schienaCosa sono le faccette articolari? Per capirlo meglio servono delle brevi nozioni di anatomia accessibili a chiunque con l’aiuto di un libro di anatomia o di Internet. La colonna vertebrale umana è composta da 7 vertebre cervicali, 12 vertebre dorsali (o toraciche), 5 vertebre lombari, 5 vertebre sacrali (fuse assieme in età adulta a formare l’osso sacro) e 4/5 vertebre coggigee, molto più piccole e anch’esse fuse assieme. Ogni vertebra è composta anteriormente da un corpo centrale ovale sulle cui superfici superiore e inferiore si attaccano i dischi intervertebrali. I due peduncoli attaccati al corpo della vertebra assieme alle due lamine posteriori creano l’arco vertebrale e il canale vertebrale all’interno del quale passano i nervi; attaccato posteriormente abbiamo il processo spinoso e lateralmente troviamo i processi trasversi. Lo scopo di questi spuntoni ossei è quello di fornire un punto d’ancoraggio ai tendini e ai legamenti.

Le faccette articolari si trovano nella parte posteriore di ogni vertebra, tra il processo spinoso e quello trasverso; due che guardano verso l’alto che formano la giuntura con la vertebra sopra e due che guardano verso il basso che formano la giuntura con la vertebra sotto. Ogni singola vertebra è attaccata a quella sopra e a quella sotto anteriormente tramite il disco intervertebrale e nella parte posteriore mediante le due faccette articolari (una su entrambi i lati della vertebra).

Nelle vertebre dorsali ci sono anche le faccette costali dove si attaccano le 12 paia di costole. Queste faccette articolari, chiamate anche zigapofisi, sono delle giunture di carattere sinoviale, ovvero giunture racchiuse sottovuoto da una capsula articolare con all’interno un liquido che permette lo scivolamento delle due parti su una membrana di cartilagine articolare. Tale iquido sinoviale può essere paragonabile, come consistenza, al bianco d’uovo; l’interno della capsula è rivestita dalla membrana sinoviale. Un esempio comune di giuntura sinoviale è il ginocchio. Come già noto la colonna vertebrale, tenuta assieme dai muscoli, è la nostra struttura portante che ci permette di stare in posizione eretta e ci dà mobilità.

La maggior parte del peso del nostro corpo è distribuito sui dischi intervertebrali. Le faccette articolari invece sono paragonabili a delle rotaie di un treno il cui scopo è quello di guidare il movimento delle vertebre, una sull’altra. Quando la capsula di queste faccette o la cartilagine interna si infiamma a causa di un trauma diretto o di una serie di stress ripetuti, si ha questa sensazione di dolore lombare aspecifico, riferito anche nei fianchi o nella zona paravertebrale. Altri sintomi comuni sono rigidità mattutina e dolore che aumenta con movimenti di torsione, di estensione o con piegamenti laterali della colonna; prolungati periodi in stazione eretta causano un peggioramento del dolore mentre generalmente piegandosi in avanti come per toccarsi i piedi è azione che reca sollievo.

 

faccetteLe faccette si possono anche irritare e infiammare a causa di un crollo vertebrale, quando cioè la vertebra si schiaccia a causa di un trauma compressivo, o di una diminuzione di volume del disco intervertebrale (composto all’80% da acqua); eventi, questi, che vanno ad aumentare la pressione sulla capsula delle faccette e di conseguenza sulla radice del nervo relativo a quel livello vertebrale causando sintomi simili a quelli della sciatica. Le persone che fanno un lavoro che richiede una prolungata stazione eretta o uno sforzo fisico di sollevamento e di torsioni ripetute saranno a rischio di soffrire di mal di schiena causato da sindrome di faccette articolari. Alcuni di questi lavori per esempio sono:

 

 

 

  • lavorare in un ristorante (sia in cucina che in sala);
  • lavorare in un magazzino o alla guida di un muletto;
  • lavorare nell’ambito sanitario (prendersi cura di persone anziane e/o con disabilità);
  • lavorare nell’ambito scolastico (da chi lavora all’asilo nido e solleva bambini in continuazione, a chi insegna a livello universitario stanno sempre in piedi).

Anche chi ha un lavoro più sedentario non è del tutto al sicuro; stare seduti tutto il giorno di fronte a un monitor in posizioni scorrette con le sedie sbagliate e il collo girato lateralmente per tenere la cornetta del telefono può mettervi a rischio di soffrire di sindrome delle faccette articolari cervicali; molto spesso infatti il monitor è da una parte e il telefono dall’altra. Un vizio che causa spesso rotazione del bacino e mal di schiena è l’accavallamento delle gambe o il tenere il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni e sedervisi sopra.

Come può il chiropratico adoperarsi per fronteggiare la sindrome delle faccette articolari e i sintomi che ne derivano?

Oltre agli aggiustamenti vertebrali mirati a riallineare la colonna e quindi a far funzionare meglio la muscolatura, diminuendo così lo spreco di energie necessarie a vivere una giornata intera di lavoro senza mal di schiena, il chiropratico può suggerire esercizi posturali mirati alla trazione e alla flessione. Mettendo dolcemente la colonna in trazione si può alleviare la pressione sulle faccette articolari e sulle terminazioni nervose. Fare delle applicazioni di ghiaccio nella parte centrale della colonna è sempre consigliato nelle prime fasi delle condizioni infiammatorie per diminuire l’eventuale gonfiore e l’infiammazione dei relativi legamenti e tendini attaccati alle vertebre.

Infine una riabilitazione mirata e un rinforzo muscolare locale vi aiuteranno a funzionare meglio. Cominciando con esercizi isometrici, coi quali il muscolo viene attivato e contratto ma non c’è movimento, per poi passare a quelli isotonici, ove il muscolo viene attivato e accorciato con una resistenza costante, la vostra postura migliorerà, anche se il nemico più difficile da sconfiggere sarà l’abitudine perché alla fine dei conti si tratta solo di aumentare la consapevolezza del proprio corpo e dei propri movimenti. Non è quello che facciamo ma è come lo facciamo.